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Meraviglia
Meraviglia  }  Luogo

Antiche macine: la Mola

Alla scoperta del Pian delle Mole

Dov'è

Lazio

Via S. Giorgio, 7, 02020 Paganico RI, Italia (710m s.l.m.)

Indicazioni stradali
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Cos'è e dov'è

La Mola è un mulino a grano oggi non più utilizzato per la macina. La sua posizione nella Gola dell'Ovito, di fianco al fosso, era ottimale per sfruttare la grande quantità di acqua. Alla fine degli anni ’90 era rimasto solamente un rudere, ma è stato fortunatamente recuperato: oggi abbiamo uno splendido edificio che ci riempie d’orgoglio. Il luogo è estremamente suggestivo per la posizione e per la musicalità travolgente e vivificante delle acque impetuose del fosso.

Perché è speciale

Quello che ci lega alla Mola è un vincolo affettivo. Nel corso della storia del nostro paese, infatti, la mola e il fosso dell’Ovito sono stati elementi centrali per lo sviluppo di attività economiche e produttive. Oltre alla Mola, in località «Pianemole» erano presenti altri mulini. Alcuni ruderi sono ben visibili nei pressi della confluenza tra il fosso dell’Ovito ed il fiume Turano in due punti poco distanti tra loro subito sotto la strada provinciale, mentre numerosi documenti, reperti e immagini attestano l’esistenza di un altro mulino nei pressi dell’edificio dell’Officina Idroelettrica dismessa, a monte della strada.

Un po' di storia

L’Archivio Storico Comunale conserva una notificazione del 22 agosto 1866, a cura della Prefettura dell’Umbria – Circondario di Rieti, riguardante il permesso di profittare delle acque del fosso dell’Ovito per la erezione di un mulino a grano. Di lì a poco fu edificata la «Mola», che si aggiungeva a quelle presenti nel «complesso di Pian delle Mole», posto nel fondovalle alla confluenza tra il fosso dell’Ovito e l’allora fiume Turano. È invece degli inizi del ‘900, in località Pianemole, che fu costruita una centrale idroelettrica che sfruttava con una condotta forzata la portata del fosso e che è rimasta attiva fino a tutti gli anni ’60.

Curiosità

La storia racconta che spesso farina e pane sono stati causa di rivolte. Qui da noi, contro l’introduzione della tassa sul macinato, ci furono vere e proprie sommosse popolari con la complicità di autorità locali. Anche in tempi più recenti si trovano episodi più leggeri ma significativi. È il 1944. Un mugnaio, colto a macinare grano senza «tessera» e tradotto in giudizio presso il tribunale di Rieti, si difese spiegando che trattatavasi non di grano ma di «sciattume» (scarti) utile a ravviare la mola dopo un periodo di fermo. Al giudice che, non conoscendo il termine dialettale, ribadiva l’accusa, replicò stizzoso e fermo: «Oh’ fregna collo ranu! Era sciattume». E fu assolto.

Antiche macine: la MolaLe acque tumultuose dell'Ovito

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Consigliato da
Comune Paganico Sabino

Risale al 1866 la «notificazione» della Prefettura dell’Umbria riguardante il permesso di sfruttare le acque del fosso detto dell’Ovito per la costruzione di un mulino a grano. Dopo poco tempo fu edificata la «Mola», posta nella Gola dell’Ovito.

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