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Meraviglia
Meraviglia  }  Area protetta

Val Rosandra

Una profonda gola scavata dal torrente Rosandra dove proprio non potrebbe, cioè sul Carso triestino.

Dov'è

Friuli-Venezia Giulia

34018 Bagnoli della Rosandra TS, Italia (61m s.l.m.)

Indicazioni stradali
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Val Rosandra, terra di Meraviglie

La Val Rosandra (Dolina Glinščice) è un piccolo paradiso naturalistico al confine tra Italia e Slovenia, oggi tutelata da una riserva regionale. Nella Valle ci si può perdere davvero, meravigliàti dalle decine di sentieri e vie attrezzate che si dipanano al suo interno.

Pronti? Seguite il torrente Rosandra!

Seguite il torrente Rosandra, l’unico corso d’acqua superficiale del Carso triestino. Addentratevi lungo le decine di sentieri che si dipanano al suo interno e lasciatevi affascinare dalla geomorfologia del paesaggio scavato dal torrente, dalla limpidezza delle sue acque, dai piccoli borghi che vi si affacciano e dalla sua imponente cascata. Gustate i panorami mozzafiato della valle e del golfo di Trieste dalle vedette di Moccò e di San Lorenzo o dal Cippo Comici. Osservate nelle imponenti e scoscese pareti rocciose gli effetti erosivi del carsismo e l'evoluzione geologica e geomorfologica di questi luoghi. E non perdetevi i sapori della cucina di frontiera tipica dell'area.

Trieste vista dalla Val Rosandra

Val Rosandra: crogiolo di culture

La Val Rosandra è una terra di confine dove il confine ha ormai smesso di avere significato, permettendo a due popoli che per secoli erano stati uniti di riunificarsi in quanto parte dell'Unione Europea. Quest'intera area, infatti, prima della Grande Guerra era semplicemente Austria-Ungheria e lo è stata per tanti secoli. Oggi è possibile respirare nuovamente quella fratellanza storica che permette di considerare tipiche qui pietanze di nome e origine slava, germanica e ungherese, cognomi chiaramente slavi, usi e costumi di una comunità bilingue che non si è mai davvero divisa, nonostante le tante barriere.

Paradiso degli sportivi

La Natura qui è rimasta indisturbata e di tutti, e la valle è attrezzata per sport come il trekking o l'arrampicata. La prima «scuola di arrampicamento» d’Italia è nata proprio qui, fondata nel 1929 dallo scalatore italiano Emilio Comici, a cui è intitolata. Porta il suo nome anche lo sperone roccioso al centro della Valle, il Cippo Comici. Non ultima, costeggia la Val Rosandra una pista ciclo-pedonale che, seguendo un’antica linea ferroviaria, collega la vicina Trieste al piccolo centro sloveno di Kozina.

La pista ciclabile, lungo l'ex ferrovia

Secoli di storia

La Valle fu abitata sin dal Paleolitico senza soluzione di continuità. Sono molte le tracce degli interventi antropici che si sono succeduti nel corso dei secoli: resti archeologici ritrovati nelle grotte che costeggiano la parete destra della valle (ora al museo d'antichità Winckelmann di Trieste), i resti dell'acquedotto romano che rimase probabilmente in funzione fino al VI secolo d.C., i resti del Castello di Moccò che un tempo faceva da caposaldo del territorio a controllo di quella che era la Via del Sale.

Il «piccolo Cervino»

La via del Sale

La valle veniva infatti attraversata verso l'entroterra da un'antica via commerciale che collegava le saline allo sbocco del torrente Rosandra e ne favoriva i traffici. Proprio questa antica fonte di ricchezza fu il motivo di continui attacchi da parte della vicina Venezia durante il Medioevo, che portarono alla dedizione di Trieste e l'area circostante ai duchi d'Austria e alla casa d'Asburgo. Distrutte le saline per imposizione dei veneziani, l'area rimase in disparte, lasciandone il controllo alla natura. Rimasero solo i mulini, che fino alla fine degli anni Settanta sfruttarono l’energia dell’acqua per la produzione di farina e di cui ora rimangono poche rovine.

Riserva naturale

Nel 1996 viene costituita con legge regionale la Riserva naturale, che nel 2006 passa direttamente sotto il controllo del Comune di San Dorligo della Valle. Il moderno centro visite della Val Rosandra promuove attività, incontri, visite guidate per divulgare le sue bellezze faunistiche, botaniche, geologiche e paleontologiche. Oggi molti la studiano, molti la curano e molti la frequentano, perché è davvero sentita come patrimonio collettivo.

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Mario Andrea Francavilla

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