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La strada di Serra San Bruno – Fabrizia
Cittadina dall'industrioso passato, oggi lo ricorda nel notevole scenario della piazza e nella diffusa qualità del tessuto urbano
Dov'è

Fabrizia, una cittadina tra le foreste delle Serre
Fabrizia è un comune del versante ionico delle Serre, 947 metri di quota, nell'alto bacino della fiumara Allaro. L'abitato si distende su un pendio boscoso ed è lambito dalla strada che sale a innestarsi nella statale del Monte Pecoraro (m 1423), massima elevazione delle Serre Calabresi, alla volta di Serra San Bruno. Cittadina dal notevole passato, conserva notevoli chiese e alcuni palazzi gentilizi con bei portali in granito e artistici balconi in ferro battuto.
Nel segno di una insigne famiglia napoletana
Fabrizia lega a lungo le sue vicende ai Carafa, una delle famiglie più illustri del Regno di Napoli, che vantava tra l'altro un pontefice, papa Paolo IV, eletto al soglio di Pietro nel 1555. Personaggio fatidico fu tuttavia quel Fabrizio Carafa che nel 1590 fece edificare una residenza nel punto del feudo calabrese giudicato più favorevole non solo in termini di villeggiatura ma anche in prospettiva economica per le eccezionali risorse forestali e minerarie delle montagne circostanti. Questo, lo spunto che portò alla formazione del villaggio battezzato Fabrizia in omaggio al suo primo signore.
Le molte memorie di una cittadina industriosa
Secondo un catasto di metà Settecento il governo dei Carafa portò Fabrizia a un livello di ricchezza non comune. A dimostrarlo, nei catasti del tempo, oltre al tenore edilizio della cittadina, non solo serie di impianti produttivi, come mulini e fornaci sparsi nel bacino dell'Allaro, ma anche quella variegata rassegna di arti e mestieri indicativi delle economie più dinamiche. Passaggio fatidico, nel 1771, la gemmazione della colonia siderurgica di Mongiana, situata pochi chilometri più a monte, che col tempo si rese addirittura amministrativamente indipendente dal comune d'origine.
La piazza dedicata alla regina più amata
La vicenda di Fabrizia trova riscontro nello scenario di piazza Regina Margherita, a partire dalla chiesa matrice dedicata a Santa Maria delle Grazie, benché da tutti conosciuta come chiesa del patrono Sant'Antonio. La superba facciata in granito, di linee neoclassiche, preannuncia l'interno affrescato da due tra i più celebri pittori calabresi di fine Ottocento, Zimatore e Grillo. All'altare maggiore, la settecentesca statua lignea di Sant'Antonio di scuola napoletana al centro delle celebrazioni patronali, che durano ben tredici giorni nella prima metà di giugno. Di nuovo in piazza, quel che resta dell'antico palazzo dei Carafa, detto della Cavalera, con l'antistante chiesa del Santissimo Rosario, eretta nel 1611 come cappella gentilizia.
Un toccante memoriale della Grande Guerra
A margine della piazza si trova il Monumento ai Caduti (1924), notevole opera dello scultore vibonese Romeo Vincenzo (1878-1942). Allegoria della morte per la patria, il bassorilievo in bronzo raffigura la Gloria che solleva e bacia sulla fronte un guerriero scudato. In basso i ritratti di tre eroi incorniciati da foglie evocative delle massime virtù. Sulla base marmorea, le lapidi commemorative dei caduti: diverse decine di nomi, sconcertante tributo pagato da un comune di poche migliaia di abitanti della Prima Guerra Mondiale.
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