

Pazzano: la festa del SS. Salvatore e la Cunfrunta
Ad agosto tutto il paese si riunisce intorno a un rito antico
Dov'è

Tre giorni di festa, il primo weekend dopo il 5 agosto. Protagonista è la statua del Santissimo Salvatore, che con San Giuseppe è il patrono del piccolo comune di Pazzano. La grande statua è opera dello scultore serrese Vincenzo Scrivo (1797); la veste è rossa, il manto è blu e svolazzante; una mano benedice i fedeli, l’altra tiene il mondo «al sicuro» appoggiato al fianco. Vi raccontiamo la domenica della festa del SS Salvatore.
Atto I – Le zampogne
Di prima mattina due solitari zampognari attraversano i vicoli del paese a passo cadenzato: case basse e senza fronzoli, scalette strette a bordo strada, ringhiere, molte finestre ancora chiuse. Quando il sole fa capolino dietro al monte, gli zampognari (ma quanto fiato!) intonano ritmi più allegri. Si fermano alla fontana dei minatori, dove ciclisti e paesani riempiono borracce e bottiglie dalle cannelle che spuntano dal verde. «È l’unico paese che ha quest’acqua bella», rivela una signora. Ed è una notizia che commuove.
Atto II – La partenza
Davanti alla chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo e lungo la via tutto il paese aspetta; la banda è in strada, ancora in ordine sparso. Quando sulla porta della chiesa si affacciano il sacerdote con i paramenti bianchi e il sindaco con il tricolore, subito si forma il corteo e si mette in marcia verso la Cappella Nuova. La statua del Santissimo Salvatore è qui, portata con un grande rito collettivo la notte prima. Tutti si radunano intorno alla Cappella: bambini, donne, anziani... Tra gli applausi e le preghiere, la statua viene sollevata e caricata in spalla da 12 portatori con due «timonieri». La musica della banda è trionfale e festosa. La processione si avvia in salita. Vista dal basso, la mano benedicente della statua sembra accarezzare il monte. I portatori ogni tanto si danno il cambio, ma il Salvatore non tocca mai terra, non vacilla. «Tirate Tirate»: una doppia catena di uomini e donne che si tengono per mano aiuta a tirare quando la salita si fa più dura. Hanno il fiatone, ma si mormora qualche preghiera. La banda, imperterrita, continua a suonare.
La processione sale verso la ConaAtto III: alla Cona
Fuori dal paese, in cima alla salita, la lunga processione si ferma alla Cona, un’edicola sacra a tre archi appoggiata alla parete del monte. L’applauso è per il Santissimo, ma anche per i portatori! Si prega insieme, guidati dal parroco. Si riprende fiato, si beve un bicchiere di moscato, si chiacchiera, si cantano inni sacri. Il celebrante intona le litanie in latino e tutti rispondono «Ora pro nobis». Un paese intero riunito intorno a un rito antico: dalle famiglie che tenacemente vivono qui alle famiglie che tornano qui anche da oltreoceano dove proprio per ritrovare le loro radici.
Atto IV: verso il paese
Un «Evviva u’ Sarvaturi!» segna la fine della preghiera collettiva. Oh-issa! Gli uomini sollevano con fermezza la statua, La banda riprende a suonare, il corteo si avvia. Mentre le ombre si fanno più corte, si torna a Pazzano, dove chi non ha partecipato alla processione aspetta a bordo strada e fa ala. Tutto il paese è addobbato a festa. Il motivo geometrico sul porfido della via ricorda un tappeto d’onore. All’inizio della strada il SS. Salvatore si ferma, lo sguardo rivolto verso la chiesa.
Si prepara la CunfruntaAtto V: la Cunfrunta
Dalla chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, ecco uscire la Madonna e San Giuseppe, tra scampanii e applausi. Una portantina più leggera, la loro. Qui a Pazzano - diversamente da altri paesi - la Cunfrunta rievoca l’episodio del Ritrovamento di Gesù al Tempio (Vangelo di Luca 2,41-50), l’ansia dei genitori che lo cercano invano e poi la gioia dell’incontro.
Fianco a fianco, la Madonna e San Giuseppe si mettono in marcia. I vigili urbani fanno largo. L’attesa cresce, il vocio si alza. Il rito sta per compiersi. Eccoli! Sulla strada ora sgombra, Gesù corre verso di loro. Nello stesso istante la Madonna e san Giuseppe si slanciano verso di Lui.
Voto al santoIl rito si compie in pochi istanti. La Sacra Famiglia si incontra al centro tra applausi e colpi di mortaretto. San Giuseppe gira intorno a Gesù e si mette al suo fianco; la Madonna con un’ardita giravolta gli si affianca dall’altro lato. La Famiglia è riunita! La strada è un fiume di gente festante. Ci sono gli applausi per la Cunfrunta, c’è l’orgoglio di chi ha corso e faticato, c’è l’emozione di chi ogni anno torna qui anche da molto lontano, proprio per sentire la forza immutata che vince terremoti e povertà: quella della fede, dell’identità, della comunità.
Atto VI: la benedizione dei bambini
L’ultimo tratto si percorre pianissimo, tra musica e scampanii, con la gente assiepata che allunga una mano per toccare le statue o lanciare un bacio. La strada è stretta. Da un balcone un uomo robusto dai vigorosi baffi bianchi prende in braccio un bambino e lo avvicina alla mano del Salvatore, incurante del vuoto. Poi un altro bambino, ancora in fasce, poi un altro ancora! Tutti i bambini del paese vengono sollevati e avvicinati al Salvatore tra gli applausi! E il Salvatore li aspetta, sulle spalle dei portatori. Il sole alto e brillante sembra la benedizione di Dio.
Ultimo atto: in chiesa
Le campane continuano a suonare. La Sacra Famiglia si ricompone e riprende la marcia, Le porte della chiesa spalancate accolgono la Madonna, poi il Salvatore e infine San Giuseppe. C’è gente ovunque. L’ultimo applauso è per il Salvatore che, deposto sotto un baldacchino rosso e oro, con la mano benedicente saluta un paese intero che fa festa per lui.