La Squilla

La Squilla

Una festa per tutta la cittadina

Ogni anno, sul far della sera del 23 dicembre, la cittadina comincia a prepararsi per un grande evento: i negozi chiudono e le strade si riempiono di persone sorridenti che attendono le 18 per scambiarsi gli auguri. Ed ecco, allo scoccare dell’ora, si sentono i primi rintocchi della campanella, chiamata per l'appunto Squilla, posta sulla torre civica. La campanella suona a lungo, accompagnando i fedeli che si avviano verso la chiesa della Iconicella, distante circa 3 chilometri dal centro storico, dove assistono ad una breve cerimonia religiosa che dà alla cittadinanza l'occasione di ritrovarsi come in un’unica grande famiglia.

Una festa per la famiglia

Ed è proprio la famiglia ad essere al centro del secondo momento della Squilla: subito dopo la funzione all’Iconicella ognuno prende la via di casa. Giungono le 19, e all’inconfondibile tintinnare della Squilla si aggiunge lo scampanio solenne di tutte le chiese. È il momento di dedicarsi ai propri cari, di rinnovare l’amore che ci lega e perdonare le incomprensioni attraverso la commovente tradizione del baciamano alla persona più anziana della famiglia! Fra auguri e un po’ di commozione, arriva anche il momento di scambiarsi i regali di Natale, in anticipo di due giorni. A quel punto inizia la cena, a base di carne e, per i più fedeli, di testine d’agnello. Nelle case che ne sono ancora provviste viene acceso il camino così che il capo famiglia possa collocare sul focolare il tecchio che durerà fino al giorno di Natale.

La torre civica di Lanciano

Come nasce la tradizione

La caratteristica usanza della Squilla trae le sue origini da un pellegrinaggio penitenziale del 1607, quando Paolo Tasso, vescovo della città, noto per la sua pietà e devozione, la sera del 23 dicembre si recò a piedi scalzi, fino alla chiesa dell'Iconicella. Il suo cammino era accompagnato dal rintocco della Squilla e si concludeva con l'abbraccio pastorale con i suoi fedeli.

In onore di questa tradizione è stata scritta una poesia dialettale, diventata molto nota a Lanciano e nei dintorni:

La Squije

La Squije di Natale dure n'ora / eppure quanta bbene ti sumente! / Tè na vucetta fine, e gna li sente / pure lu lancianese che sta fore! / Ti vùsciche di botte entr'a lu core / nu monne ch'à passate, entr'à la mente / ti squaije nu penzere malamente / nche nu ndu-lin-da-li che sa d'amore. / E da na campanelle chiù cumune / eppure ti rifà gne nu quatrale, / ti fa pregà di core,'n ginucchiune. / Ugne matine sone ma nen vale / la voce de lu ciele, pé ugnune, / chi sa pecché! ... le té sole a Natale.

La squilla di natale dura un'ora, eppure quanto bene si semina! Tiene un bacetto fine, e lo sente pure il lancianese che sta lontano! Ti entra di colpo dentro al cuore un mondo che è passato, e nella mente ti squaglia un pensiero maligno con uno scampanio che sa d'amore. Viene da una campanella comune, eppure ti rifà come un bambino, ti fa pregare di cuore in ginocchio. Ogni mattina suona ma non vale la voce del cielo, che per per ognuno, chissà perché, ce l'ha solo a Natale.